Rete Teatrale Aretina

DOMANI I GIORNALI NON USCIRANNO

venerdì 26 febbraio / 21:15 / Teatro di Anghiari

Venerdì 26 febbraio ore 21:15
online su ilsonar.it
Compagnia Barone Chieli Ferrari
DOMANI I GIORNALI NON USCIRANNO
Scritto da Veronica Raimo
Con Alessandra Chieli
Musiche originali Toni Virgillito
Visuals Elisabeth Mladenov
Costumi Alice Pacciarini
Foto di scena Alessandro Gallo
Regia Emilio Barone e Massimiliano Ferrari
una coproduzione compagnia Barone Chieli Ferrari, Teatro Studio Uno

Breve dramma per aeroporti. Una giovane donna ha appena perso la coincidenza per il suo volo e non sa quando potrà imbarcarsi sul prossimo. Sono mesi che si sta preparando a questa partenza, con minuzia e determinazione; nulla è lasciato al caso, le aspettative sono alte, vuole essere perfetta, deve partire nella versione migliore di se stessa, un uomo la sta aspettando e questo viaggio le cambierà la vita. La scena, essenziale e asettica, è tutta contenuta all’interno dell’aeroporto. In questa sospensione obbligata, i confini però cominceranno sfumarsi e la sua perfezione a contaminarsi con la realtà. Si troverà di fronte ad elefanti nella stanza, gatti di Schrödinger, astinenza da nicotina, altoparlanti impertinenti, funzionari irritanti e ai migliori dubbi della sua vita. Nell’infinito tempo dell’attesa, fra delicate ammissioni, vitali irrequietezze e previsioni mancate avrà finalmente modo di perdere tutto ciò che l’ha portata lì. E allora forse il vero compimento non sarà nell’acquisire perfezione, ma nel perderla e l’uomo che la sta aspettando – se c’è davvero qualcuno ad attenderla – incontrerà una donna che ha accettato di perdere molte cose per essere se stessa.

Note di regia
Lo spettacolo con ironia tagliente destruttura l’idea di perfezione alla quale veniamo abituati: l’idea di una felicità imposta dalle aspettative sociali, il timore della solitudine, il bisogno di appartenenza e la paura di scendere a compromessi. Abbiamo costruito una drammaturgia originale da cui emerge una figura che cerca di essere libera e capace di una sensibilità al tempo stesso ironica e disperata. La messa in scena prevede la presenza di una sola attrice e uno spazio spoglio, privo di qualsiasi connotazione temporale o geografica, accoglie il suo monologo. Ci troviamo in un non-luogo in cui il discorso interiore frammentario e discontinuo della protagonista è continuamente interrotto da altre voci, presenti e passate, concrete e metaforiche che lo andranno a cadenzare, ritmare e invadere. Il suono, la musica e le immagini si mescolano alle voci in una partitura straniante. La recitazione, dai toni naturali e concreti, si appoggia su un lavoro di ricerca su ritmi e sospensioni temporali, sintesi e sottrazioni.

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